Il suicidio di Nokia

Nokia connecting peoples, Nokia 3310, snake, sono tutte parole impresse nella memoria di ognuno di noi. Il problema è che sono ricordati legati a 20 anni fa, là sono rimasti e là ci siamo lasciati. Come ha fatto uno dei successi più acclamati e clamorosi della storia a implodere su se stesso?  Possiamo parlare di un vero e proprio suicidio di Nokia?

Partiamo dagli esordi e siamo onesti, chi voleva un cellulare voleva un Nokia. L’onnipotenza del brand era tale che Forbes – una delle più importanti riviste di economia statunitensi – uscì con questa copertina:  “Can anyone catch the cell phone king?” Potrebbe qualcuno raggiungere il re dei cellulari? Siamo nel 1998 e Nokia diventa la più grande azienda di cellulari al mondo arrivando a fatturare 4 miliardi di dollari solo nell’anno successivo. Il giro di boa arriva nel 2007, Nokia detiene il 50% del mercato, tradotto un cellulare venduto su due era dell’azienda finlandese, nel frattempo però esce il primo Iphone. 

Il mercato della telefonia mobile era troppo invitante, la concorrenza non poteva non provare a rubare quote di mercato e dall’altro canto conservare la leadership non è mai facile. Altrettanto non facile sparire in maniera così repentina dai radar.

Come nasce l’insuccesso di Nokia

Dove sono allora le cause dell’insuccesso? Se pensiamo al nostro rapporto con la telefonia dell’ultimo decennio, il nostro umore è stato molto variabile; fra repentini passaggi da schermi microscopici a mini pc da portare con noi, più schede in contemporanea in un unico dispositivo o più cellulari intestati a noi; uno smartphone per giocare che subito dopo ci serviva per lavorare. Foto eccezionali o batteria eterna? Tutte queste differenti esigenze, certificano il nostro rapporto con la tecnologia, o più semplicemente come ogni nostro acquisto è molto volubile.

Allora il fallimento probabilmente non è figlio della tecnologia in sè per sè, o per meglio dire non solo. L’iPhone infatti si basa su un concetto che Nokia aveva già intuito e sviluppato: combinare il materiale più bello e leggero con la fotocamera più avanzata. Allora l’azienda finnica stava proseguendo bene il proprio lavoro? In parte si. L’errore si sviluppa da questo momento in poi e intreccia tecnologia e marketing.

Tecnicamente non hanno sviluppato un software all’altezza dell’hardware, il tutto condito da un marketing e una visione quantomeno timida e conservativa. Una differente strategia avrebbe portato ancora una volta Nokia al successo? Non possiamo averne certezza ma molto probabilmente non sarebbe arrivata ad un crollo così repentino. Il retro pensiero di Nokia era di trovarsi di fronte un utente quasi spaventato dal nuovo, quindi voleva cambiare ma non troppo, facendo un passo in avanti e due indietro. 

Questi due fattori hanno portato ad un unico risultato: in 6 anni perde il 90% del valore di mercato e vicina al fallimento viene comprata da Microsoft.

Come è avvenuto il suicidio di Nokia?

Quindi cosa è successo veramente a Nokia? Si è comportata da invincibile, non considerava neanche minimamente la possibilità di sbagliare e fallire. Inoltre ha letto male lo sviluppo tecnologico e ancor peggio la visione del futuro

La storia di Nokia è diventata talmente simbolica che è al centro di studi e dibattiti in materia, al punto tale che qualcuno inizia a chiedersi: “ Steve Jobs ha ucciso Nokia”?. Perchè è proprio del 2007 il primo grande evento organizzato dall’azienda di Cupertino. Ovvio se un’azienda entra sul mercato l’obiettivo è vendere, ma per quanto affermato fin ora possiamo scagionare il buon Steve, non un omicidio me abbiamo assistito ad un suicidio.

Questa storia cosa deve insegnarci. Il marketing è fatto di studio, analisi e strategia; lungimiranza, vision e mission, sono elementi imprescindibili per far si che un’azienda resti competitiva sul mercato. Bisogna essere orgogliosi del proprio lavoro, non presuntuosi; sapere leggere il proprio tempo, i trend, il mercato e la concorrenza. Il margine perso da Nokia è ormai troppo grande. La stessa fiducia dei clienti è persa. 

Tutti ancora raccontano quasi come fosse un racconto epico di tempi perduti, di quanto fosse resistente il 3310; per un periodo erano esplosi meme infiniti di Nokia ancora accesi dopo qualsiasi catastrofe, ma nonostante tutto quest’amore nostalgico, starete sicuramente leggendo l’articolo da un Iphone, da un Samsung o uno Xiaomi. 
Vogliamo chiudere con una massima di Philip Kotler, il perfetto insegnamento per riassumere tutta questa storia: “Il marketing si impara in un giorno. Sfortunatamente ci vuole tutta la vita per dominarlo”.

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